La Storia

La storia del territorio montalbanese

calanchi

Verso la fine del V secolo a.C. grandi trasformazioni segnano i territori dell’Italia meridionale. Gruppi di stirpe osco-sannita provenienti dall’area centro-italica, i Lucani, si trasferiscono dalle montagne alle pianure costiere e occupano le città greche di Poseidonia e di Cuma (nell’odierna Campania).
Muovendosi dal Tirreno si organizzano e, lentamente con ondate successive, prendono il controllo della parte interna della Basilicata: nasce così, nel corso del IV secolo a.C., quella che le fonti antiche denominano “grande Lucania”, divisa dopo il 356 a.C. in Lucania e Bruttium.
In costante conflitto con le colonie greche, i Lucani organizzano il proprio territorio con un sistema basato su insediamenti fortificati di altura.
Montalbano Jonico è una cittadina della collina  materana le cui origini  risalgono al III secolo a. C., intorno al 280, anno della nota battaglia di Heraclea, allorché il re Pirro con l’aiuto dei suoi elefanti e degli alleati  tarantini sconfisse le legioni di Roma.
Nel   corso   dei   secoli    successivi  alla  caduta dell’impero romano è stata terra di  conquista, subendo le sopraffazioni e le violenze dei Bizantini, degli Svevi, dei Normanni, dei Francesi, degli Spagnoli, dei Borboni, come del resto tutto il sud dell’Italia. Nel 1799, all’epoca della Repubblica Partenopea, rialzò la testa: alcuni suoi figli si distinsero nella lotta contro il governo borbonico per la libertà e per il patriottismo. Ricordiamo tra gli altri il filosofo Francesco Lomonaco, amico del Monti e del Manzoni, che gli dedicò un sonetto, e Niccolò Fiorentino che, al ritorno dei Borboni, fu arrestato e impiccato in Napoli.

L’origine del toponimo risale all’epoca romana. Secondo lo storico montalbanese Placido Troyli (che parla di vasto territorio, benché cretoso in parte: in modo che dalla bianchezza di questa creta si crede che abbia sortito il nome di Montalbano) si riferirebbe alle argille bianche della sua collina e secondo altri, tra cui il Racioppi, deriverebbe dal gentilizio Albius. È da ritenere che, verso l’anno 278 a .C., i Lucani fondarono il castello sulla collina appartenente ad un certo Albius e chiamata Mons Albianus dal proprietario del luogo.

Divenne poi Mons Albanus e, quindi, Montalbano cui fu poi aggiunto, nel 1863, Jonico per distinguerlo da altri comuni omonimi del regno d’Italia. In seguito al successo di Pirro a Heraclea, gli abitanti di Montalbano si allearono con Roma e per ringraziarsi i romani misero sulla porta principale del castello l’immagine di Giano. Dopo la vittoria di Benevento, la fortezza fu occupata dai romani. Dai reperti archeologici, ritrovati nel territorio di Petrolla e conservati nel Museo Ridola di Matera, si è potuto stabilire che la zona è stata abitata sin dall’epoca ellenistica-romana. Il territorio fu fortificato dai Longobardi e in seguito alla conquista normanna appartenne ad Albereda, signora di Colobraro e di Policoro. Nella seconda metà del secolo XII Montalbano comparve nel catalogo dei Baroni dove si legge che dipendeva dalla contea di Montescaglioso ed era stato affidata ad Alberedo di Doa, signore di Gorgoglione e Petrolla.

Notizie Storiche

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Francesco Lomonaco

Montalbano acquistò nel volgere dei secoli importanza per posizione topografica e per popolazione, ed al dire dell’avvocato Giambattista Fiorentini nostro concittadino, diceva che: sin dall’ottavo secolo era murato e quelle antiche mura, tutte di merli ornate, e di torri rotonde, da passo in passo tramezzate di torri quadrate, con le loro balestriere nei lati, quelle antiche mura racconciate e rinnovate dall’università il 1568 in memoria del passato e per timore dei futuro, giusta iscrizione latina d’una lapide tolta dalla demolita porta della terra poi detta porta Eraclea, ed ora fabbricata in una sala del palazzo municipale.

Quelle antiche mura rifatte dal comune nel primo decennio del secolo diciannovesimo, con una spesa superiore agli attuali nove euro e con maggiore dispendio di danaro dopo la rivoluzione politica del 1860, dicono appieno che i nostri padri tennero sempre alta e costante l’idea della difesa del patrio loco dagli assalti di nemici o malviventi, per cui si può lottare e cadere gloriosamente, anziché aprire con viltà le porte di casa e ricevere magari gli assalitori a suono di musica, con segni sforzati di festa che mal nascondono l’interna paura! Sicché il nostro paese, difeso ancora da profondi dirupi e burroni che in gran parte lo circondano, difeso dalle descritte sue mura e ben fortificato da torri fu detto castrum nelle carte medievali, e col nome di castello di Montalbano venne segnato nei dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli.

Dati generali

Montalbano Jonico (Mundalbàn in dialetto montalbanese) è un comune di circa 8.000 abitanti in provincia di Matera. Il territorio comunale è compreso tra i fiumi Cavone, che lo separa da Pisticci a est, e l’Agri il fiume più grande della Basilicata, che lo divide da Tursi a ovest. A sud confina con il comune di Scanzano Jonico, mentre a nord con Craco. Il territorio è in massima parte collinare.

Di notevole impatto paesaggistico e scientifico la presenza dei calanchi, infatti le creste argillose disegnate dall’erosione che circondano la collina di Montalbano Jonico racchiudono un importante patrimonio scientifico poiché formatosi nell’arco di oltre un milione di anni. Il geosito di Tempa è un condensato di storia, economia e natura. E’ stata di recente richiesta la salvaguardia di tale zona creando una riserva naturale dei calanchi.

Il clima, secondo i dati medi del trentennio 1970-2000, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6 °C senza togliere il fatto che a volte si hanno punte di -5 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +25,5 °C con punte anche di 45 gradi °C. L’economia della Città è prettamente agricola, con buone produzioni olearie e vinicole. Diffuse le coltivazioni di agrumi e alberi da frutto.

Il turismo stà evolvendo negli ultimi anni, grazie anche alle strutture ricettive che sono in via di crescita. La percentuale di laureati e professionisti è alta, anche se tanti continuano ad emigrare per carenza di strutture lavorative, e alto è anche il numero di associazioni culturali, sportive e di solidarietà sociale che danno modo, durante l’arco dell’anno, di offrire realizzazioni di ogni aspetto culturale, finanche creare servizi alla popolazione. È anche sede di un distaccamento dei Vigili del Fuoco e di una sede dei Volontari del Servizio di Protezione Civile.

Il dialetto montalbanese, fa parte del dialetto metapontino, di derivazione in prevalenza latina e greca, e arricchito da influenze spagnole e francesi per via dei secoli della dominazione di Francia e Spagna. È definito un dialetto cantante perché caratterizzato da una fonetica che inclina spesso alla cantilena, probabilmente di derivazione greco-bizantina.

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